PUNTA DELLA VIPERA
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 PUNTA DELLA VIPERA


All’altezza del km 66 della via Aurelia, in località Punta della Vipera, è riconoscibile una grande peschiera, in buone condizioni di conservazione, costruita su banchi di pietraforte affioranti sul livello del mare: uno dei più completi ed interessanti esempi di peschiera romana visibili lungo l’intero litorale tirrenico.

 

Si conserva un notevole bacino rettangolare, lungo m 48 e largo m 30, difeso dal mare da un molo in opera cementizia costituito da tre bracci ortogonali spessi circa tre metri. L’impianto, destinato all’allevamento di pesci e molluschi, costruito forse alla fine del I secolo a.C. si articola in diverse vasche rettangolari distribuite attorno ad un grande bacino circolare centrale di oltre 20 m di diametro.

Le vasche, certamente più profonde di quanto oggi visibile, conservano tracce delle aperture e degli apprestamenti idraulici che distribuivano le acque nell’allevamento e ne regolavano il deflusso. Tre lunghi canali che si dipartono dal lato rivolto al mare assicuravano l’alimentazione dell’impianto e la costante purificazione dell’acqua.

La peschiera, ben coincidente con i tipi descritti dagli autori antichi in particolare da Columella, era controllata da una villa marittima sita nell’immediato entroterra, in un’area oggi purtroppo completamente edificata. Negli scantinati della villa Galliano (via Aurelia n. 510 e 512) rimangono resti della parte termale con ambienti riscaldati su suspensurae collegate ad un praefurnium.

Diversi muri in opera mista laterizia, tracce di pavimentazioni a mosaico, rinvenimenti di capitelli e decorazioni marmoree documentano la ricchezza e l’estensione della villa, di certo collegata all’antica via Aurelia e affacciata sulla sottostante peschiera.

Il Santuario Etrusco di Punta della Vipera

Scavi condotti negli anni Settanta del Novecento dalla Soprintendenza Archeologica per l’Etruria Meridionale hanno portato alla scoperta di un santuario etrusco fondato intorno al 530 a.C. con diversi rifacimenti, alla metà del IV e del III secolo a.C..

Nel II secolo a.C., il tempio ricevette un frontone decorato e agli inizi del I secolo a.C. sono attestate ancora sostituzioni di terrecotte architettoniche.

Iscrizioni e statuette forniscono il nome dell’intestataria del culto identificabile con l’etrusca Menerva (la Minerva romana), cui erano attribuite facoltà risanatrici e di protezione delle nascite. Nel riempimento del pozzo collegato all’area sacra dove è situato un altare, sono stati recuperati due frammenti di una piccola lamina di piombo incisa con una lunga iscrizione etrusca di contenuto forse oracolare. Alla metà del I secolo a.C., l’edificio fu completamente demolito per la costruzione di una villa rustica che si sovrappose al luogo del santuario, riutilizzando nelle strutture numerosi materiali edilizi del tempio. Della villa si conserva l’impianto del torcularium con le vasche di raccolta.

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